In questa sezione vogliamo dare una panoramica degli scavi di Pompei e guidare i visitatori anche nella città moderna, così da accompagnare le scoperte archeologiche ai sapori di una terra unica.
Sotto le ceneri: gli scavi più visitati del mondo
La storia degli scavi di Pompei inizia nel 1738, quando Carlo di Borbone avviò i lavori con il vero intento, però, di arricchire con nuovi oggetti preziosi il primo nucleo di quello che sarà il grande Museo Nazionale di Napoli. In questo periodo comunque, avvengono i primi importanti ritrovamenti archeologici, anche nella vicina Ercolano.
Pompei fu fondata dagli Osci intorno all’VIII secolo a.C. e la sua fortuna fu la sua posizione sul mare, che la rendeva porto dei centri dell’entroterra campano in concorrenza con le città greche della costa. Fu conquistata dagli Etruschi e poi dai Romani, e visse un periodo di grande crescita a livello economico. Il benessere portò un notevole sviluppo dell’edilizia pubblica e privata: è in questo periodo, infatti, che furono realizzati il Tempio di Giove, la Basilica nell’area del Foro, (fulcro della vita economica e politica della città), e la Casa del Fauno, una magnifica dimora signorile di grande prestigio. Come non citare anche la casa dei Vettii e la casa del Menandro, così chiamata per la presenza di un ritratto del commediografo greco nel lato posteriore del peristilio, che testimoniano la vita agiata dei signori romani e ci hanno restituito dei meravigliosi affreschi con scene mitologiche. E poi, sulla cima della roccia su cui era nata la città, la zona dei teatri: il Teatro Grande, l’odeion, un teatro coperto per le audizioni musicali e l’anfiteatro. Appena fuori della città, le necropoli e poco distanti anche le dimore extraurbane, come la famosissima villa dei Misteri.
Questo e molto altro era Pompei quando ci fu l’eruzione del 79 d.C. Gli abitanti della città, sorpresi dal tragico evento, cercarono di rifugiarsi ovunque, scapparono, corsero verso il mare ma furono raggiunti da una violenta ondata di gas incandescente e coperti da una pesante coltre di cenere e lava. Molti degli edifici di cui abbiamo parlato erano in ristrutturazione a causa di un violento terremoto che colpì la città nel 62 d.C. L’archeologo Giuseppe Fiorelli, il primo a dare un’impronta sistematica e rigore scientifico agli scavi e ai numerosi ritrovamenti condotti nell’Ottocento (ha anche fondato a Pompei la prima Scuola Italiana di Archeologia, 1875), pensò di colare del gesso liquido nella cavità in cui si trovavano i corpi: ripresero forma così gli abitanti di Pompei, restituendoci una vera e propria città sepolta.
Pompei continua a stupire: le ultime sensazionali scoperte
Dopo 2000 anni Pompei continua a regalarci meraviglie. È del dicembre 2020 la scoperta del Termopolio, una sorta di antico fast food, che preparava piatti pronti da asporto. Si trova all’incrocio di due strade, su una piazzetta con una fontana, una torre piezometrica e una cisterna. Il reperto è perfettamente conservato e, cosa stupefacente, si sono ritrovate anche tracce dei cibi conservati all’interno delle anfore, che venivano venduti in strada. Era infatti abitudine dei pompeiani consumare all’aperto alimenti e bevande calde e fredde, il termopolio era un locale molto diffuso nel mondo romano: solo a Pompei si contano circa 80 termopoli, ma nessuno con il bancone interamente dipinto come questo. Le straordinarie decorazioni del bancone presentano sul fronte l’immagine di una Nereide a cavallo in ambiente marino e, sul lato più corto, l’illustrazione probabilmente della stessa bottega, a mo’ di insegna. Sono emerse altre pregevoli scene di nature morte con rappresentazioni di animali, probabilmente macellati e venduti nel locale. È stato rinvenuto diverso materiale da dispensa e da trasporto, come anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa. Sono stati ritrovati anche resti ossei di animali e due corpi umani delle vittime dell’eruzione. Le nuove tecnologie a disposizione e le nuove figure di esperti di un team interdisciplinare (archeozoologi, acheobotanici, vulcanologi e altri) permetteranno di effettuare analisi molto dettagliate su questi reperti e svelare segreti interessantissimi sulla dieta mediterranea e sulle abitudini di vita degli antichi.
In questi giorni, inoltre, è stato ritrovato, negli scavi della villa di Civita Giuliana (alle porte di Pompei) uno straordinario carro da parata, dipinto di rosso e rivestito da decorazioni a tema erotico, destinato forse al culto di Cerere e Venere o più probabilmente ad un’aristocratica cerimonia di nozze. Elegante e leggero, stupefacente per la complessità e la raffinatezza dei decori in stagno e bronzo, e incredibile nella sua completezza presenta le tracce dei cuscini, delle funi per reggere le corone di fiori, persino le impronte di due spighe di grano lasciate su un sedile. Potrebbe trattarsi di un Pilentum, ovvero un carro cerimoniale, usato solo dalle elites in occasioni eccezionali. In Italia è il primo, ma si può confrontare con un carro simile ritrovato in una tomba nel nord della Grecia. Sappiamo che i pilenta erano dipinti in azzurro o in rosso, come nel caso del reperto pompeiano. Erano riservati alle classi più abbienti, servivano per i culti religiosi, ma erano un po’ come un’auto di alta rappresentanza. Il ritrovamento apre il mistero sui proprietari di questa grande villa costruita alle porte della città antica e presto sapremo molto altro su questa storia.
La Pompei moderna: il richiamo del Santuario
Il Comune di Pompei nasce nel 1928 con una legge speciale del re d’Italia Vittorio Emanuele III.
Si è sviluppato nell’area a est degli scavi, attorno al celebre Santuario della Beata Vergine del Rosario, costruito tra 1876 e il 1939 per volontà dei coniugi Longo, che vollero impegnarsi nella divulgazione della fede. È meta di pellegrinaggi da tutto il mondo per la presenza, sull’altare maggiore, di una tavola votiva della Vergine con il Bambino e, ai lati, San Domenico e Santa Caterina da Siena. Si racconta che una ragazza si recò al Santuario per chiedere alla Vergine di guarirla dall’epilessia ed effettivamente guarì. Da quel momento, la chiesa divenne un luogo di pellegrinaggio internazionale. I fedeli hanno arricchito il quadro con ogni sorta di offerte votive, come ori, gioielli e pietre preziose.
Il santuario attira molti turisti anche per la sua maestosità: ha un impianto basilicale a croce latina e tre navate, con un possente campanile esterno a 5 piani. La facciata è divisa in due ordini: quello inferiore in stile ionico e quello superiore in stile corinzio e la cupola centrale è alta ben 57 metri. Dal 1901 è Basilica Pontificia (ovvero, può concedere l’indulgenza plenaria).
Qualche suggerimento culinario: la cucina pompeiana
Per mangiare a Pompei c’è l’imbarazzo della scelta. Sono molti i ristoranti che offrono piatti tipici della cultura napoletana, si trovano con facilità in tutte le strade. Qui cerchiamo di restringere il campo ai posti davvero “imperdibili”.
Chi ama il vino deve fare una sosta al Vincanto (via Nolana, 89 Pompei), dove il proprietario, grande amante dei vini di alta qualità ha saputo trasformare la sua passione in un lavoro, con la realizzazione di un locale dove offrire aperitivi utilizzando prodotti che devono essere tutelati. La ricotta di latte nobile, la papaccella napoletana (un particolare peperone corto e dolce, si usa ritto o conservato in salamoia o sotto aceto), le alici di menaica, il conciato romano (formaggio condito con olio e aceto e messo in anfore), il lupino gigante di Vairano, e tanti altri prodotti a presidio Slow Food che cambiano a secondo della disponibilità. Un modo per avvicinare i giovani a prodotti non comuni, grazie a un rito universale come quello dell’aperitivo. Prezzi modici, altissima qualità.
Per gli amanti del pane, come non segnalare il panificio Esposito (Via Lepanto, 138), un forno moderno che realizza i suoi prodotti con i tempi e le tecniche del passato. Viene usato il criscito, un lievito naturale antico, pare la prima forma di agente lievitante conosciuta e realizzata con acqua calda, farina e sale, lasciata riposare per 48 ore a temperatura ambiente. Dopodiché si formano i batteri necessari ala lievitazione. Con questo semplice procedimento e con l’utilizzo di grani italiani selezionati, questa panetteria sforna i suoi prodotti migliori, come ad esempio il Panis Pompeii. Si tratta di una specialità dell’antica Roma, frutto di un accurato studio degli ingredienti usati 2000 anni fa: farina di farro, latte nobile, burro fresco, uova fresche, miele, noci sorrentine, mandorle, fichi secchi, uvette dei colli vesuviani. Con questo prodotto, la panetteria ha suscitato l’interesse di numerose trasmissioni televisive italiane (anche quella di Alberto Angela) e di emittenti estere.
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